La mamma e la figlia soffrivano della stessa patologia. L’intervento è stato effettuato dal cardiochirurgo Ugolino Livi
Quando Roberta decide di avere un figlio, sa che la cardiopatia può essere a rischio trasmissione genetica, ma decide di correre il rischio. Livi racconta che Roberta “venne a partorire a Padova, voleva il cardiochirurgo che l’aveva trapiantata vicino. Allora non erano molte le donne trapiantate di cuore che avevano avuto figli. Ora accade quasi normalmente”. Dopo pochi anni a Benedetta si manifesta però la stessa malattia della madre. Roberta cerca nuovamente Livi, che la indirizza al centro specializzato in cardiopatie diretto da Giancarlo Sinagra a Trieste. Qui Benedetta viene seguita a lungo ma poi, quando la situazione si aggrava, la giovane si ritrova nel reparto di terapia intensiva, dove rimane due mesi in attesa di un cuore compatibile. “Non era facile trovarlo – spiega Livi – lei minuta di corporatura aveva bisogno di un cuore piccolo con caratteristiche particolari. L’occasione è arrivata e oggi Benedetta è a qualche settimana dal trapianto e sta molto bene”.
“Ogni mattina quando mi alzo – è la testimonianza di Roberta- anziché pensare ‘sono una trapiantata’ penso a vivere normalmente la giornata. Tutto questo è servito a Benedetta per affrontare la paura dell’intervento”.
Dal primo novembre Ugolino Livi, già direttore della Cardiochirurgia dell’Azienda sanitaria universitaria Santa Maria della Misericordia, ha lasciato il testimone ai suoi allievi.