L’ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa continua a rivolgere la propria attenzione alla cultura della donazione degli organi.

Nei giorni scorsi, il direttore, il sacerdote don Giorgio Occhipinti, ha partecipato a una ulteriore iniziativa di sensibilizzazione promossa dall’Aido in piazza Pola a Ibla. «Certamente – dice don Occhipinti – mi rendo conto che non è facile parlare di donazione degli organi e non tutti possono capire un dono di vitale importanza.

Quando invece dovrebbe diventare una cultura».

Don Occhipinti, poi, riporta le parole di chi testimonia la propria esistenza grazie al trapianto degli organi e vuole a sua volta aiutare altre persone a vivere attraverso un grande dono.

«Verrà il giorno – è scritto nel testo – in cui il mio corpo giacerà su un lenzuolo bianco rincalzato con cura sotto i quattro angoli di un materasso in ospedale. A un certo momento un medico dichiarerà che il mio cervello ha cessato di funzionare e che la mia vita si è fermata a tutti gli effetti. Allora non chiamate quel letto, il mio letto di morte, chiamatelo: il letto della vita e lasciate che tutte le parti del mio corpo vengano utilizzate perché altri possano vivere meglio. Date i miei occhi a un uomo che non hai visto un’aurora, il viso di un bambino e l’amore negli occhi di una donna. Date il mio cuore a una persona che per esso ha patito infinite sofferenze. Date i miei reni a chi è legato a una macchina per sopravvivere. Se dovete seppellire qualcosa seppellite i miei difetti, le mie debolezze e tutti i pregiudizi contro i miei simili. Se vorrete ricordarvi di me, fatelo con una buona azione con una parola di conforto per qualcuno che ha bisogno di voi. Se farete tutto ciò… vivrò per sempre. La vita vera da apprezzare in tutte quelle piccole cose che spesso diamo per scontate e poi, forse, comprendiamo quanto siano importanti solo se prendiamo coscienza che ci stanno sfuggendo… La vita con tutte le sue gioie e anche momenti tristi ma la vita in tutte le sue sfaccettature che sono sorrisi e anche pianto ma sono un cuore che batte».

 

FONTE: www.insiemeragusa.it

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