L’organo tenuto in vita grazie alla stimolazione elettrica può affrontare viaggi più lunghi. A coordinare le complesse operazioni è stato il Centro Trapianti Regionale
Per la prima volta nel Lazio e nel centro sud, al San Camillo Forlanini è stato eseguito con successo un trapianto di cuore utilizzando un sistema di trasporto associato a perfusione, noto come OCS, che permette di conservare il cuore in una scatola sterile e di farlo battere grazie alla stimolazione elettrica, così da consentire all’organo espiantato di percorrere tragitti lunghi anche oltre le 6 ore.
“Il San Camillo ha una importante tradizione nell’ambito della Cardiochirurgia, e anche in questo la professionalità e la competenza dei nostri medici e di tutto il personale sanitario ha permesso di raggiungere un risultato straordinario, sperimentando una tecnica articolata e difficile – dichiara il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Narciso Mostarda -. Dall’inizio del 2023 l’equipe di Cardiochirurgia San Camillo ha eseguito 12 trapianti di cuore, confermando un trend in costante crescita”.
Ad eseguire il trapianto è stata l’equipe di Cardiochirurgia guidata dal dott. Federico Ranocchi, grazie al supporto dei tecnici perfusionisti del gruppo del dott. Carlo Contento e il cardioanestesista dott. Emilio D’Avino. A coordinare le complesse operazioni è stato il Centro Trapianti Regionale, che ha sede nel nostro ospedale, diretto dal dott. Mariano Feccia.
L’obiettivo, possibile grazie all’uso della tecnica OCS, è quello di aumentare circa del 20, 30% il numero di trapianti/anno avendo a disposizione una platea più ampia di possibili donatori. Nel caso del trapianto eseguito al San Camillo, il cuore proveniva da Lecce e l’impianto dell’organo è stato eseguito lo scorso mese. Il paziente che ha ricevuto il cuore, ha superato con successo l’intervento e la fase di stabilizzazione post operatoria, nonché la prima tranche di controlli a seguito del trapianto.
Si tratta di un importante risultato per professionisti della cardiochirurgia del San Camillo, formati grazie alla scuola del Professore Francesco Musumeci tra i più noti e pioneristici cardiochirurghi italiani, che a fine estate ha lasciato il San Camillo per sopraggiunto pensionamento e ha affidato “in buone mani” il programma trapianti di cuore da lui avviato e consolidato negli anni.
L’ OCS – Organ Care System – è una tecnica, nata negli Stati Uniti, che permette all’organo destinato al trapianto di poter sopportare, senza deperimento, tempi di trasporto più lunghi. Il sistema OCS è composto da una piccola scatola sterile, a temperatura controllata, al cui interno viene posizionato il cuore espiantato e successivamente collegato a un sistema di perfusione e ossigenazione e ad alcuni elettrodi: il “cuore in scatola” può così tornare a battere. Il cuore battente all’interno dell’OCS può essere valutato dal punto di vista strumentale e biochimico, attraverso esami come ecocardiogramma e coronarografia. Grazie a questa tecnica, non solo si rende possibile il prelievo di organi in luoghi lontani e poco collegati dalla rete di trasporto: la riperfusione permette una vera e propria rigenerazione dell’organo e una valutazione della sua efficienza, compresa la sua contrattività meccanica, prima del trapianto, ampliando quindi anche la quantità di organi idonei all’impianto. Inoltre il sistema OCS, in linea con le nuove direttive del Centro Nazionale Trapianti, permette di tracciare l’organo in ogni momento del viaggio.