Quando a Gian Mario dissero che aveva bisogno di un cuore nuovo aveva 20 anni e giocava a calcio nell’Interlanga, campionato Promozione regionale del Piemonte. All’improvviso gli era mancato il fiato e si era fatto visitare: cardiomiopatia dilatativa idiopatica.
Tradotto: non si sa perché, ma il cuore gli era diventato enorme.
Gli restavano poche settimane di vita e una piccolissima speranza, quella di un trapianto.
Che però, nell’autunno del 1985, in Italia non era ancora possibile ricevere. Otto ospedali si erano già attrezzati per fare il primo tentativo nel nostro Paese, ma la legge di allora non contemplava questa possibilità, mancavano le autorizzazioni del Ministero della Sanità. Intanto Gian Mario si era messo in lista a Lione e a Montecarlo, ma sapeva che la priorità sarebbe andata ai pazienti francesi. Alla speranza, sempre più fioca, stava subentrando la rassegnazione. A novembre le sue condizioni precipitarono, ormai gli restava pochissimo.
E fu in quel “pochissimo” che arrivò, sul filo di lana, il decreto del ministro che finalmente autorizzava gli interventi. Tre giorni dopo il primo trapianto venne eseguito a Padova. Ne passarono altri quattro e il secondo cuore donato in Italia arrivò a Pavia, e a riceverlo fu proprio Gian Mario. Era, come oggi, il 18 novembre.
Sono passati 37 anni e quel cuore batte ancora. Adesso Gian Mario Taricco di anni ne ha 57 ed è il cardiotrapiantato più longevo d’Europa, il secondo al mondo dopo una signora americana. Dopo di lui migliaia di altri pazienti hanno ricevuto un cuore nuovo nel nostro Paese, 252 solo l’anno scorso.
Intervistato da un quotidiano, qualche giorno fa, il signor Taricco ha spiegato: “Sento ancora la responsabilità di testimoniare l’importanza della ricerca e della donazione”. E anche noi sentiamo la responsabilità di raccontare la sua storia, nella speranza che arrivi a tutti, soprattutto a chi ancora non ha detto sì alla donazione degli organi: fatelo subito.