Nel trentennale dall’uccisione del bimbo statunitense, avvenuta mentre era in vacanza in Italia, il Cnt ricorda il gesto di rivoluzionaria solidarietà dei suoi genitori e ringrazia le migliaia di donatori che hanno permesso di eseguire 92.478 trapianti.
Dal 1994 a oggi quadruplicato il tasso di donazione nel nostro Paese. Oggi all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma un convegno su 30 anni di donazione e di trapianto di organi in Italia
Sono passati 30 anni da quel 1 ottobre 1994, quando l’Italia intera si strinse intorno a Reginald e Margaret Green e alla loro scelta di donare gli organi e i tessuti del figlio Nicholas, vittima a soli sette anni di un agguato mentre era nel nostro Paese per trascorrere le vacanze con la famiglia.
Quel consenso alla donazione, così inaspettato, ha permesso non solo di salvare la vita a cinque pazienti e restituire la vista ad altri due, ma ha contribuito anche ad affermare il valore del dono nel nostro Paese.
Solo tre anni dopo, una giovane studentessa romana – Marta Russo – fu raggiunta da un proiettile mentre camminava nei pressi della sua facoltà:
Fu sempre il “sì” dei suoi genitori alla donazione a scuotere le coscienze, dando un esempio di coraggio e generosità.
Insieme a Nicholas e Marta, più di 32.000 donatori, le cui storie non sono altrettanto note all’opinione pubblica, hanno riacceso una speranza di cura con il trapianto dal 1994 a oggi; ed è grazie alla partecipazione attiva di moltissimi familiari di donatori che è stato possibile mantenere alta l’attenzione sul tema attraverso la loro preziosa testimonianza.
Negli ultimi 30 anni in Italia i donatori di organi e tessuti sono quadruplicati:
Se nel 1994 si registravano poco meno di 8 donatori per milione di popolazione (pmp), oggi il tasso si attesta intorno ai 30 donatori pmp. In pratica, siamo passati da circa 450 donazioni all’anno alle oltre 1.700 del 2024 (secondo i dati in proiezione dell’ultima elaborazione aggiornata al 31 luglio). “Questi risultati si devono ad un’indubbia crescita della cultura del dono nel nostro Paese e al progressivo riconoscimento della validità di una scelta sul piano sociale, oltre che su quello medico- afferma Giuseppe Feltrin, direttore del Cnt. “Ma a fare la differenza- prosegue Feltrin- è stata la nascita e lo sviluppo di un sistema che vede il Cnt, il Ministero della Salute e le Regioni lavorare fianco a fianco per condividere strategie di procurement comuni e uniformi, valorizzando i differenti modelli organizzativi sanitari”. Per Feltrin “è grazie ad una Rete matura sotto il profilo gestionale, scientifico e clinico che è stato possibile raggiungere risultati che sembravano impossibili soltanto pochi anni fa”. “In quest’ottica- conclude il direttore del Cnt- “l’impatto della donazione a cuore fermo, che oggi rappresenta il 13% del totale delle donazioni di organi, è da considerarsi una delle più importanti innovazioni per ampliare il pool di donatori. Ma abbiamo ancora tanta strada da fare e la cultura del dono può e deve crescere ulteriormente”.
Nonostante gli enormi passi in avanti fatti, ci sono ancora forti resistenze verso la donazione dovute per lo più a una informazione insufficiente, alla diffusione di fake news e alla mancanza di fiducia nel sistema sanitario. Solo nell’ultimo semestre i “no” registrati dai cittadini al rinnovo della carta d’identità hanno rappresentato il 35.1% di chi ha preso una decisione in merito. Per questo le parole e l’esempio di Reginald e Margaret, così come quello di tanti familiari e genitori, sono ancora oggi fondamentali per rilanciare l’appello alla donazione degli organi, per dare una speranza ai circa 8mila pazienti in attesa di trapianto in questo momento.
FONTE: trapianti.salute.gov.it