Trapianti di organi, la Svizzera dice “sì” al consenso presunto
Dal consenso esplicito al consenso presunto. Questo cambiamento di paradigma nell’ambito della donazione di organi è stato approvato dalla maggioranza del popolo svizzero in questa domenica di votazioni.
Ogni persona deceduta in territorio svizzero sarà considerata donatrice di organi a meno che, mentre era in vita, non si sia dichiarata contraria. Si tratta del cosiddetto “modello del consenso presunto” ed è il fulcro della revisione della legge sui trapianti su cui il popolo elvetico era chiamato ad esprimersi questo 15 maggio.
Fin dall’inizio della campagna, i sondaggi hanno sempre dato il campo del “sì” in vantaggio. I pronostici si sono dimostrati veritieri e, alla fine, ad approvare la nuova legge è stato il 60,2% dell’elettorato.
Attualmente (fino all’entrata in vigore della revisione), vale il “modello del consenso”, noto anche come “modello del consenso esplicito”: gli organi possono prelevati a una persona deceduta solo se, nell’arco della sua vita, ha dichiarato esplicitamente di volerli donare. Qualora la volontà non fosse nota, è la famiglia a decidere se dare il permesso di prelevare gli organi.
Anche con il nuovo sistema, in caso di dubbio, la famiglia avrà comunque la facoltà di opporsi al prelievo. “Se non è possibile contattare i congiunti, il prelievo di organi non [sarà] permesso”, precisa l’amministrazione federale.
La revisione legislativa prevede la creazione di un registro nazionale, gestito da Swisstransplant (Fondazione nazionale per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento della donazione e del trapianto di organi) in cui la popolazione sarà invitata a indicare la propria disponibilità o contrarietà a donare gli organi. In qualsiasi momento sarà possibile modificare la scelta.
Il database potrà essere consultato esclusivamente dalle persone responsabili del trapianto di organi in ogni caso specifico e soltanto dopo che è stata decisa l’interruzione dei trattamenti di mantenimento in vita del potenziale donatore o donatrice.
La creazione di un registro necessiterà di tempo ed è anche per questa ragione che la nuova legge non entrerà subito in vigore. Al più presto, indica l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), si concretizzerà nel 2024.
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In attesa di un rene
Tutto era partito da un’iniziativa popolare presentata nel 2019 dalla Jeune Chambre Internationale Riviera (JCI), che raggruppava imprenditrici e imprenditori dell’area di Vevey-Montreux, nella parte francofona del Paese. L’organizzazione voleva promuovere un progetto utile alla società e la presidente di allora decise di battersi per la donazione d’organi, ispirata dalla condizione di un suo amico in attesa di un rene da molti anni.
Il testo della JCI chiedeva di iscrivere nella Costituzione federale il modello del consenso presunto ed aveva ottenuto le 100’000 firme necessarie alla riuscita dell’iniziativa.
Il controprogetto indiretto elaborato in seguito dal Governo aveva soddisfatto promotori e promotrici dell’iniziativa, che l’avevano così ritirata. Tuttavia, contro la modifica legislativa era stato lanciato con successo un referendum. È per questa ragione che il popolo è stato chiamato questo 15 maggio alle urne.
“Silenzio non vuol dire assenso”
Il comitato interpartitico che si era opposto alla revisione considera problematico che il silenzio possa valere come assenso, in particolare quando è in gioco il diritto all’integrità fisica garantito dalla Costituzione. Il rischio che si prelevino gli organi a chi non avrebbe voluto donarli aumenterebbe, teme chi si oppone.
Il campo del “no” si è poi detto preoccupato inoltre che la comunicazione possa non raggiungere le fasce di popolazione più deboli o di origine straniera, che rischiano in questo modo di non saper intraprendere i passi necessari ad opporsi alla donazione d’organi non perché favorevoli, ma perché inconsapevoli.
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“Quando si tratta di donare gli organi, il silenzio non può essere interpretato come un consenso”
“Passo necessario”
Il campo del “sì” aveva invece affermato che il consenso presunto avrebbe aiutato le famiglie a prendere una decisione che rispetti la volontà della persona defunta.
Secondo chi è a favore, questa modifica è indispensabile per aumentare il basso tasso di donazioni di organi riscontrabile in Svizzera. Si tratta di una problematica riconosciuta. L’80% delle persone interpellate nell’ambito dell’ultimo Sondaggio della società svizzera di radiotelevisione SSR ha riconosciuto che in Svizzera si effettuano poche donazioni di organi.
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“Il consenso presunto alla donazione di organi non viola il diritto all’autodeterminazione”
Secondo i dati di Swisstransplant, nel 2021 in Svizzera sono stati trapiantati gli organi di 484 individui deceduti, perlopiù reni e fegato; 125 organi sono stati espiantati da donatori viventi.
A fine anno si contavano però 1’434 persone ancora in lista d’attesa e 72 pazienti che hanno perso la vita nei dodici mesi precedenti per mancanza di donatori.
La Svizzera, in questo senso, è in ritardo rispetto a molti Stati europei, nella maggior parte dei quali vige appunto il consenso presunto. Tra i Paesi confinanti, solo la Germania ha un tasso di donatori e donatrici inferiore a quello svizzero. Anche la legislazione tedesca si basa sul consenso esplicito.
Le soluzioni di consenso presunto per la donazione di organi non sono una novità: la maggior parte dei Paesi europei le ha già introdotte.
“Un sì alla vita”
La chiara approvazione per la modifica della legge sui trapianti impressiona e soddisfa il direttore di Swisstransplant Franz Immer. “Sono grato per il sì alla vita” scaturito oggi dalle urne, ha dichiarato all’agenzia Keystone-ATS.
La popolazione si sta dimostrando disposta a dare una possibilità alle persone in lista d’attesa per la donazione di organi, ha aggiunto Immer. Il numero uno della fondazione nazionale si dice inoltre contento dell’approfondito dibattito e delle discussioni sul tema che la votazione odierna ha scatenato nelle scorse settimane.
Gente male informata
Molte persone sono mal informate sul tema della donazione di organi e sulla morte cerebrale: così si spiega l’esito della votazione odierna, favorevole alla modifica della legge sui trapianti. Lo ha affermato il co-presidente del comitato referendario che si opponeva alla revisione legislativa, Alex Frei.
I sondaggi davano dall’inizio il sì in testa, ma man mano che la gente veniva erudita sul tema e più il campo del no guadagnava terreno, fanno notare con dispiacere dal comitato. “Abbiamo avuto poco tempo per raggiungere tutti”, ha detto deluso Frei, interpellato da Keystone-ATS.
Gli organi non vengono prelevati solo da “cadaveri freddi”, ha fatto notare ancora Frei. Se tutti ne fossero stati a conoscenza, il risultato dello scrutinio di oggi sarebbe stato differente, si dicono sicuri i sostenitori del referendum. Stando al co-presidente comunque, è nato un ampio dibattito sull’argomento, il che “è già un grande successo”.
L’approvazione della modifica della legge sui trapianti “conferma l’attitudine positiva degli svizzeri nei confronti delle donazioni di organi”, ha detto il consigliere federale Alain Berset. Non si tratta di una rivoluzione, bensì di un’evoluzione “che dovrebbe permettere una base migliore di quella attuale e garantire più serenità ai congiunti”, ha sottolineato.
Autodeterminazione
La Commissione nazionale d’etica in materia di medicina umana (CNE) considera l’approvazione della modifica della legge sui trapianti un segnale di fiducia nel sistema sanitario. A suo giudizio, il voto di oggi testimonia l’atteggiamento positivo della popolazione nei confronti della donazione di organi.
Questo è incoraggiante, ha evidenziato la presidente della CNE Andrea Büchler in una presa di posizione scritta a seguito di una sollecitazione di Keystone-ATS. Ciò non deve però oscurare il fatto che la soluzione scelta limiti fortemente il diritto all’autodeterminazione. Chi non vuole diventare automaticamente donatore deve quindi agire subito.
È importante che “tutte le persone siano raggiunte e abbiano la possibilità di opporsi alla donazione”, aggiungono dalla CNE. È dovere dei responsabili fornire informazioni in tutto il Paese: solo così facendo questo modello sarebbe eticamente e legalmente ammissibile. Finché una persona non esprime esplicitamente la sua opinione sulla questione, possono infatti rimanere dubbi sulla sua volontà.
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